La Corporate Social Responsibility (CSR) non è solo un imperativo morale, ma sempre più una scelta strategica per le imprese. Al Sodalitas Social Award abbiamo ascoltato le opinioni di Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, e Francesco Perrini, esperto di sostenibilità dell’Università Bocconi.
Non è più possibile considerare l’azienda come un mero attore economico: l’attuale momento storico chiede agli imprenditori di diventare attori sociali, dando il proprio contributo su emergenze come il welfare, l’occupazione giovanile e femminile, il razzismo e le discriminazioni, la cura del territorio e del suo patrimonio. È questa, nelle parole del presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, una delle risposte per intervenire là dove il servizio pubblico non riesce ad arrivare, e allo stesso tempo contrastare il calo di fiducia che vede le persone allontanarsi sempre più dalle istituzioni, la politica, la vita comunitaria.
Se tante imprese sposano questa visione, la Corporate Social Responsibility è ormai uscita da una dimensione puramente etica per diventare parte integrante della strategia aziendale, con ricadute dirette sulla reputazione e le relazioni con gli stakeholder, ma anche sui risultati economici.
Già nel 2011 Michael Porter e Mark Kramer avevano teorizzato il concetto di valore condiviso, che vede il successo di un’organizzazione strettamente correlato al benessere della comunità che la circonda. Oggi per essere sostenibili occorre innovazione, tecnologia e una forte collaborazione con i partner della catena del valore – gli stessi ingredienti che permettono alle aziende di essere produttive e competitive nei mercati globali del XXI secolo.
Sul palco del Sodalitas Social Award, il direttore del Sustainability Lab della SDA Bocconi, Francesco Perrini, ha spiegato come la sostenibilità sia a tutti gli effetti un modello manageriale, basato sulla valorizzazione delle relazioni e la capacità di integrare strategicamente questioni sociali e ambientali nel funzionamento stesso dell’impresa.
La CSR aiuta a recuperare competitività, apre nuove opportunità di business, attira i talenti – e anche nuovi capitali. L’adesione ai principi ESG (Environmental, Social e Governance) è infatti un criterio sempre più usato dagli investitori per valutare il comportamento sostenibile delle aziende e prevedere la loro performance, anche in termini finanziari. La popolarità degli ESG è destinata a crescere, tagliando fuori chi non si adegua.
Dunque, la sostenibilità non solo fa bene, ma conviene.