Medicina narrativa
30 Ottobre 2018
Raccontare per curarsi

Delle tante esperienze che le persone fanno nella vita, la malattia può spingere verso il silenzio, oppure al contrario accendere il desiderio di trasformare il proprio percorso in un racconto. Che diventa medicina

La comunicazione tra medico e paziente è spesso un nodo dolente, tanto che la difficoltà di parlarsi e capirsi può arrivare a mettere a rischio l’efficacia della terapia. Se dieci minuti è il tempo medio che uno specialista riesce a dedicare a una visita – seicento secondi in cui c’è spazio per informare, ben poco per condividere – da qualche hanno si è affermata una nuova disciplina, la medicina narrativa, che ribalta la prospettiva dando alla persona gli strumenti per dare voce a tutto quello che ruota intorno alla malattia, costruendo un rapporto completamente diverso con il medico. Il racconto, oltre ad avere un valore terapeutico in sè, aiuta il curante a conoscere a fondo il paziente, dunque può contribuire a personalizzare ancora meglio il trattamento.

Nel solco – più o meno consapevole – dei principi della medicina narrativa sono usciti film e libri (uno tra tutti: Wondy, di Francesca Del Rosso), blog e concorsi letterari (come Donna sopra le righe, dedicato alle donne che hanno vissuto il tumore al seno), che si sommano al lavoro di associazioni come AIRC, da tempo impegnate a diffondere ‘storie di speranza‘. E cominciano a nascere anche degli ambulatori medici, come quello inaugurato il mese scorso dalla Asl di Rieti.

Ma cosa spinge una persona a raccontarsi mentre affronta una patologia importante? Le motivazioni possono essere le più diverse. Come ha scritto Bianca Borriello, storyteller e formatrice, “Nella nostra vita quotidiana ci siamo noi, che siamo mamme, lavoratrici e così via. Poi arriva la malattia e c’è la rottura: gli eventi continuano a scorrere ed è come se noi uscissimo dalla storia. Il racconto rimette la nostra storia nel flusso. […] Scrivendo scegliamo quello che vogliamo consegnare agli altri. L’obiettivo è sempre quello di avvicinarsi alle persone, di consegnare un pezzo di noi all’altro affinché lo prenda e sappia qualcosa in più del territorio che stiamo abitando, di come è la vista da dove siamo. Il vantaggio per chi ascolta la storia di chi ha avuto una malattia è di poterla vivere attraverso l’altro, trarne l’insegnamento senza doverci per forza passare”.

Qual è il senso della medicina narrativa e cosa possono fare le ‘storie di lieto decorso’, lo ha raccontato la stessa Bianca in un TEDx Talk. Che dice più di quanto forse possiamo comprendere.

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