ComTech
18 Marzo 2019
Benvenuti nell’era del ComTech

Non solo FinTech o MarTech. La tecnologia sta trasformando il lavoro dei comunicatori e apre nuove prospettive per la co-creazione di contenuti.

Mentre si diffondono le piattaforme di robo-journalism che portano l’intelligenza artificiale dentro le redazioni di agenzie e quotidiani, in molte aziende si comincia a parlare di ComTech, ovvero l’impiego di software e algoritmi a supporto della comunicazione. Sono principalmente due i motivi per cui si insiste sul ComTech.

Da un lato, lo storytelling di imprese e marchi è già ampiamente influenzato dagli algoritmi, che decidono ad esempio in quale posizione un sito o una pagina web appariranno sui motori di ricerca, oppure se un contenuto sarà visibile sulle piattaforme social. Conoscere e governare questi meccanismi è fondamentale per qualsiasi strategia di content marketing: un esempio magistrale è Pirelli, che nel tempo è diventata una vera ‘media data company’ grazie alla capacità di articolare la propria narrazione attraverso l’analisi e la correlazione dei dati relativi a messaggi, strumenti e canali.

Dall’altro lato, i comunicatori hanno oggi l’opportunità di usare l’intelligenza artificiale per creare dei contenuti – senza l’obiettivo, almeno per il momento, di sostituire le persone, ma usandola a supporto della propria creatività. Uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) Media Lab, in collaborazione con gli analisti di McKinsey, ha ad esempio indagato le potenzialità della collaborazione uomo-macchina nel video storytelling. In particolare, i ricercatori hanno elaborato un modello che, basandosi una rete neurale, è in grado di analizzare gli archi emozionali di una storia, cioè i percorsi emotivi che coinvolgono lo spettatore.

Il modello è stato applicato a video di varia natura (film, trasmissioni TV e clip online), analizzando non solo la trama, i personaggi e i loro dialoghi, ma anche elementi più complessi come le inquadrature, la mimica facciale, la colonna sonora. La conclusione a cui il team di lavoro è giunto è che i computer ancora non sanno piangere, ma possono predire con notevole precisione quando saremo noi a farlo, dunque dare a registi e sceneggiatori qualche elemento aggiuntivo per rendere più emozionanti ed efficaci le loro storie.

Pochi mesi fa un altro esperimento interessante, questa volta sulla comunicazione pubblicitaria, è stato fatto da IBM, che ha usato la tecnologia Watson per creare l’ultimo spot della Lexus ES. Con l’intelligenza artificiale sono stati analizzati quasi 15 anni di video, audio e testi prodotti per promuovere auto e brand di lusso, andando a selezionare gli elementi ricorrenti e di maggior successo. È stato così costruito lo script, poi affidato all’agenzia creativa per lo sviluppo e la produzione.

C’è invece la start up italiana LittleSea dietro Babelee, la piattaforma che permette di generare dei video in modo automatico partendo da una base dati. Diventa così possibile rendere più accattivante la comunicazione del bilancio annuale, ma anche creare un’infografica a corredo di un annuncio o un evento, oppure studiare campagne di data storytelling.

La prima novità del ComTech è quindi la possibilità di estendere la capacità umana di progettare e realizzare contenuti, accelerando il processo creativo e automatizzando alcune funzioni. Chissà che algoritmi e intelligenze artificiali non diventino i migliori amici dei comunicatori.

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